di Laura Guerra
Quel che è, e come vive la sua professione di pizzaiola Giorgia Caporuscio lo ha mostrato, salendo da sola sul palco di 50 Top Pizza USA, a ricevere il premio Pizza Maker of the Year 2024 – Ferrarelle Award.
“E’ stata un emozione indescrivibile – racconta – perché veramente non me lo aspettavo. E’ per me un premio che significa molto, un riconoscimento a questi 5 anni da imprenditrice, all’ imprevedibilità che ha portato il Covid ma soprattutto alla mia idea di pizza. Lo considero un punto di inizio”.
Il suo inizio, che segna un bel punto di maturità personale e che la posiziona, con il locale Don Antonio, al settimo posto della classifica dedicata agli States. E anche una grande consapevolezza sul suo essere al comando di un team di 42 persone di cui 5 lavoratrici, lei compresa.
Già questa proporzione ci dice della presenza femminile nelle pizzerie e richiede una riflessione su pregiudizi vecchi e nuovi; gestione delle responsabilità in gruppi di lavoro prevalentemente maschili e leadership delle donne; mancanza di politiche di conciliazione fra tempi di vita e tempi di lavoro (in Italia quanto a New York). Cominciamo con i pregiudizi.
“Fare la pizza non è stato mai culturalmente considerato un lavoro femminile, il fatto che sia “sempre” stato così non vuol dire che sia giusto o che debba essere sempre così, il cambiamento non avviene da solo. Bisogna avere un progetto, crederci con coraggio. Ho aperto il “Don Antonio”, a pochi passi da Times Square, a gennaio 2020, un mese dopo è arrivata la pandemia del Covid”.
• Come avete fatto a resistere senza neanche aver avuto la possibilità di partire in modo compiuto?
“Se siamo ancora qui è perché non mi sono lasciata scoraggiare dalla paura, ho continuato a credere nel mio progetto, un pensiero che coltivavo da qualche anno e che rappresenta la mia idea di pizza: napoletana, lievitazione di 24 ore, farina “00, buoni ed amati prodotti italiani, cottura a legna”.
• Credito conquistato sul campo per la bontà della pizza, con il locale subito molto amato dai newyorkesi e sempre pieno, l’autorevolezza sulla brigata, invece, come si costruisce?
“Non ho una ricetta, posso condividere la mia esperienza: per me ogni giorno è un mix fra confronto, dialogo, organizzazione, regole da seguire che mi piace spiegare sempre. E’ importante sentirsi parte del team ma è anche molto importante definire e rispettare i ruoli e il lavoro di tutti. All’inizio è stato più difficile far accettare che la boss fosse una donna, in parte questo scoglio non è più così grande ma ci sono ancora tante resistenze, per me rimane fondamentale dare l’esempio, parlare soltanto non basta”.
• Come si aiuta l’empowerment femminile?
“Dal 2019 con il coordinamento di Alessandra Mortati abbiamo creato “Women in Pizza” un piccolo gruppo di pizzaiole, eravamo in 6 e condividevamo per la maggior parte questioni legate agli impasti e alla gestione dei locali, poi con il tempo si sono aggiunte altre colleghe da tante città americane e che fanno tanti stili di pizza diversi. Siamo un piccolo movimento che ha l’obiettivo di comunicare il nostro lavoro, impegnarsi a condividere le buone pratiche ma anche le difficoltà, ispirare donne che vogliono fare questo mestiere anche con consigli su misura per la loro idea di business. Le nostre linee guida per incoraggiare e accompagnare la leadership femminile sono Celebrate, Engage, Inspire. Non riusciamo a vederci da vicino quanto vorremmo, ma ogni anno ci incontriamo al Pizza Expo di Las Vegas”.
• Come si conciliano tempo di lavoro e tempo di vita?
“Non è semplice, io e mio marito Matteo Bassani che lavora con me, si occupa della gestione della cantina, delle carte dei cocktail e dei liquori, abbiamo un bambino di 11 mesi e ne aspettiamo un altro che nascerà a dicembre. Non ho voluto rinunciare alla famiglia ma sicuramente la mancanza di servizi per l’infanzia, accessibili per tutti, è un problema qui a New York. I nidi sono molto costosi e questo impone alle donne l’eterna e ingiusta scelta fra realizzazione personale e famiglia. Sono necessarie delle politiche pubbliche che rendano realmente possibile conciliare talento, affetti e carriera. Sottolineo quest’ultimo aspetto, perché se è vero che non si mette in dubbio il fatto che le donne lavorino, la nostra crescita professionale è fortemente ostacolata dalla insufficienza di programmi sociali che ci sollevino nel lavoro di cura”.
Consapevolezza e determinazione, idee chiare di una donna volitiva che avevamo raccontato esattamente sei anni fa (https://www.lucianopignataro.it/a/la-rivelazione-di-lsdm-new-york-il-talento-volitivo-di-giorgia-caporuscio-la-pizzaiola-di-keste-fulton/150525/), come giovane talento della pizzeria Kesté, dove lavorava con il padre Roberto. Ci aveva indicato le sue aspirazioni: far conoscere e difendere il talento femminile, divulgare il valore e le qualità della pizza buona, avere una pizzeria tutta sua. Obiettivi centrati ma che lei considera “solo un inizio perché al banco, in sala, in ufficio – conclude – ci si mette alla prova ogni giorno”.
* Nella foto di copertina: Gaspare Fracaro, Export Sales Manager di Ferrarelle, alla consegna del premio Pizza Maker of the Year 2024 – Ferrarelle Award a Giorgia Caporuscio, durante la cerimonia di premiazione di 50 Top Pizza USA 2024.