È vero, “Nessun uomo è un‘isola, completo in se stesso; ogni uomo è, una parte del tutto” ma proprio per questo è anche vero che per ogni uomo da qualche parte del mondo esiste un’isola – o un pezzo di terraferma, poco importa la forma fisica del luogo – che lo attende da sempre, capace di regalare al solo vederla quella sensazione di familiarità che assomiglia al viverci da sempre.
A Ruggero Ravagnan è successo di provare questa sensazione più di trenta anni fa mettendo piede a Donoussa, una Piccolissima Ciclade poco distante da Naxos e – ancora oggi – non invasa dal turismo di massa. Un legame nato per caso in un viaggio solitario e senza meta, poi cresciuto nel tempo e che lo ha portato anno dopo anno a conoscere l’isola in ogni dettaglio: la sua acqua, le spiagge, i volti isolani e – ovviamente – la cucina.
Una conoscenza profonda, che gli ha permesso anche di osservarne da vicino i rapidi cambiamenti
di questi ultimi anni che hanno portato Donoussa davanti ad un bivio: rincorrere la modernità di luoghi come Mykonos oppure cercare un modello di crescita che non abbandoni le tradizioni isolane ma che anzi la valorizzi. Da qui il progetto che insieme a sua moglie Pina Toscani ha portato all’idea e alla realizzazione di Αυλή meets Grigoris: l’idea che uno sviluppo a base di qualità è possibile e che questa sia la via migliore possibile per un’isola come Donoussa, in grado di assicurare il futuro alle nuove generazioni tenendo però salda l’eredità di lavoro delle precedenti.
L’incontro con Dimos e Giorgos Doumouras ha fatto il resto: i due fratelli, tornati a vivere da pochi anni nell’isola dei loro nonni, hanno creato Αυλή un piccolo ristorante con l’obiettivo di proporre cucina greca di qualità attraverso i piatti poveri e semplici della autentica cucina isolana e lontani dagli stereotipi turistici che ormai stanno invadendo gran parte delle taverne greche. Uno scopo perseguito con rigore: piantando un orto, per esempio, dove contano di produrre presto con le loro mani le verdure servite ogni giorno in un menù che offre formaggi delle Cicladi, fava di Schinoussa, olio extravergine di Creta e altri tipici prodotti delle isole vicine.
Un modello fatto di semplicità e qualità in cui Ruggero Ravagnan non ha tardato a riconoscere il percorso vissuto in prima persona con la nascita di Grigoris : naturale, quindi, il suo chiedersi cosa la cucina potesse fare per Donoussa e in che modo potesse trasformarsi da piacere in strumento in grado di aiutarne una crescita fatta ovviamente di turismo, ma anche di valorizzazione di attività manuali come l’agricoltura, la pastorizia e la raccolta del sale. Attività un tempo fiorenti, ma ormai praticamente scomparse,per colpa dell’emigrazione che ha ridotto la popolazione stabile a 163 abitanti: troppo lontana Donoussa non solo dalla terraferma ma anche dalle isole maggiori e separata, soprattutto di inverno dal resto del mondo da quell’acqua iniziata ad assomigliare per molti un elemento nemico.
“L’idea di fondo – per usare le parole di Ruggero – è di preservare e valorizzare le risorse locali (per esempio dando nuova vita alla coltivazioni e allevamenti locali) imparare a godere non del solo cibo ma anche delle attività manuali che sono alla base del suo processo di produzione.“
Una valorizzazione che potrebbe portare alla rinascita delle piccole attività produttive: la raccolta del sale, per esempio, che ormai nell’isola è quasi scomparsa. Le vecchie saline sono ormai abbandonate, nonostante il sale sia considerato di qualità superiore e lo scarsissimo raccolto è dovuto al lavoro individuale dei pochissimi pescatori rimasti. Oppure, avviando la coltivazione di pomodori isolani – sempre più rari in arcipelago – ma che richiedono una scarsissima quantità di acqua per la loro coltivazione.
Un progetto accolto con gioia e che ha avuto il 3 luglio il suo varo ufficiale con Αυλή meets Grigoris: una intera serata in cui le pizze e il pane di Grigoris hanno dato vita, insieme a prodotti ed ingredienti isolani, ad una serata fatta di buon cibo e di allegria ma soprattutto alla sensazione di essere davanti all’inizio di un percorso comune destinato a ripetersi nei prossimi anni.
E che potrebbe portare Donoussa a ritrovare il suo futuro (e un po’ della sua gente perduta) proprio grazie alla splendida acqua che la circonda e ad una offerta turistica diversa da tutte le altre.
Portandola ad essere davvero l’isola greca che ancora non c’è.
di Teresa De Masi